Le Saline di Chioggia
Sapevi che in passato a Chioggia veniva prodotto il sale? Ebbene sì, la produzione del sale della città diventò fondamentale per l’economia locale, tanto da essere ricordata ancora oggi.
Sin dai tempi più antichi il sale è sempre stato usato come una merce scambio, specie perché era necessario per la conservazione del cibo. In particolare nel Medioevo la raccolta del sale fu il sistema privilegiato per la valorizzazione della laguna.
A Chioggia la produzione del sale era molto fiorente, tanto da diventare fondamentale per l’economia locale. Il sale di Chioggia era infatti il più prezioso tra tutti i centri della Laguna.
In passato vi erano 72 fondamenti di saline. Le saline erano delle aree che predisponevano un’apertura sul mare, dalla quale veniva fatta confluire l’acqua marina, che riceveva una prima evaporazione. Successivamente l’acqua passava passava attraverso un’apertura più piccola, chiamata corbolo. Qui veniva mossa con i rastrelli dei salinai per aiutarne l’evaporazione. Infine, quando condensata, l’acqua passava nelle saline, ovvero dei veri e propri impianti nei quali veniva raccolto il sale, ormai pronto per essere venduto.
Il periodo di massima produzione del sale in laguna veneta lo si ebbe verso la fine del dodicesimo secolo. In questo periodo le saline si trovavano nell’area del porto Edrone, il quale distava un miglio da Clugia (Chioggia) e si estendeva fino al Forte San Felice, al tempo denominato “Castello della Lupa”. Altre saline arrivavano fino a Vigo, infatti, la salina più importante e anche l’ultima sopravvissuta corrispondeva proprio a quella del fondamento di Vigo.
Tra le diverse saline sorgeva la “Torre delle Saline”, in cui era solito sorvegliare un capitano. Attorno a questa vi erano i magazzini di sale chiamati “Saloni”.
Le saline potevano essere di proprietà privata o religiosa, ma ognuna di queste aveva solitamente più comproprietari, i quali venivano definiti “Consortes”. Tutti assieme, i consortes venivano diretti da capitanei, il cui compito era gestire la manutenzione delle saline.
Verso la fine del 1300 Venezia adottò una politica di controllo sul commercio del sale, specie sulla produzione della città di Chioggia: quando Venezia diventò Repubblica oligarchica, ne approfittò per comprare il sale di Chioggia a prezzi bassissimi, rivendendolo in un secondo momento a prezzi molto elevati. Questo succedeva perché le saline di Chioggia spiccavano più delle altre: l’esportazione del sale di Chioggia era orientata verso il dogado veneziano, ma soprattutto verso la terraferma.
A Chioggia vi era un libero commercio del sale poiché fino al 400 le saline di questa città erano le uniche pregiate dell’Alto Adriatico.
Solo quando le comunità padane iniziarono a procurarsi il sale di Cervia, allora ebbe inizio la crisi locale del sale, così, nel corso del 1200, si estinsero interi fondamenti di saline.
A partire dal Trecento, a causa delle alluvioni, della peste e delle distruzioni derivanti dalla Guerra di Chioggia, il numero delle saline si ridusse. Ciò successe poiché in questo periodo alcuni proprietari di saline finirono per abbandonarle o darle in affitto.
Da tutto ciò si può ben capire che la storia del sale di Chioggia rientra nella storia economica, sociale, politica e culturale della nostra città.
La storia del Sal Cluge viene ricordata ancora nel 2022. La città era tra le dieci finaliste candidate per ricevere il titolo di “Capitale della cultura 2024”. La candidatura, il cui claim è “sale di cultura”, riprende la storia della Laguna e dell’industria del sale!